martedì 17 febbraio 2009


Cronaca di Barcellona P.G.

Appare evidente il clima di "lieve" respiro che ha scosso le acque della città del Longano.

In primis l'indagine "Pozzo",condotta dai carabinieri del Ros e dal comando provinciale di Messina, che ha messo alle strette i vertici di Cosa Nostra Barcellonese.

Le indagini dei militari hanno documentato le infiltrazioni della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto negli appalti pubblici della fascia tirrenica della provincia, imponendo imprese controllate nei subappalti e nelle forniture di materiali, anche mediante attentati intimidatori
Il gruppo criminale, oltre ad estorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori,usura,illecita concorrenza mediante violenza,e trasferimenti fraudolenti di valori ,esercitava come aggiunta il controllo su diversi locali notturni dell'area, funzionale alla gestione del gioco d'azzardo, nonché di attività usurarie nei confronti dei giocatori maggiormente indebitati.

Tutto ciò porto lo stesso Procuratore Capo Guido Lo Forte, ad affermare che :" Cosa Nostra Barcellonese non ha niente nulla da invidiare per struttura, presenza capillare sul territorio e importanza a Cosa Nostra palermitana"


In secondo possiamo ritrovare l'operazione antimafia "Sistema", nell'ambito della quale sono stati arrestati Carmelo Bisognano, 43 anni, boss del clan dei 'Mazzarroti', da poco scarcerato per l'operazione "Vivaio", Carmelo D'Amico, 37 anni, il boss dei 'Barcellonesi', arrestato il mese scorso nell'operazione "Pozzo", e Pietro Nicola Mazzagatti, 48 anni, capo della cosca di Santa Lucia del Mela, da poco condannato in terzo grado nell'operazione "Catering" perché aveva imposto il pizzo al gestore della sala di ricevimento 'Villa Jasmin'.

Gli esiti positivi dell'operazione " Sistema" sono stati raggiunti anche mediante la collaborazione di un imprenditore edile che pagava il pizzo ai boss di Barcellona Pozzo di Gotto, Agrigento e Catania, che ha deciso di collaborare con la Squadra mobile e la Dda di Messina, permettendo agli investigatori di fare luce sui legami tra i boss locali e quelli delle altre province che controllavano imprese e appalti.

L'imprenditore che ha collaborato con le forze dell'ordine ,in relazione agli appalti pubblici di Barcellona P.G.,indicando i boss della famiglia mafiosa di Barcellona PG., inoltre avrebbe rilasciato dichiarazioni allarmanti circa le condizioni nelle quali versano tutti i colleghi costretti a pagare se intendono lavorare in quella parte del territorio messinese.

In tal senso come spiegato dal Procuratore Capo Guido Lo Forte,il perché del nome "Sistema" fornito all'operazione:


"L’operazione si chiama “Sistema” perché è stato svelato un sistema del pizzo al quale nessuno poteva sottrarsi.E’ un sistema identico a quello attuato da Cosa Nostra nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta ed Enna. C’è una sintonia perfetta fra la famiglia mafiosa del luogo in cui si svolgono i lavori e la famiglia centrale che partecipa alla divisione degli utili. Il clan locale ha un capo che tiene personalmente i contatti con l’imprenditore, lo avvicina, gli chiede il denaro, gli garantisce la protezione. E nel nostro caso abbiamo scoperto, ad esempio, una sintonia fra la famiglia barcellonese e quella di Agrigento”.

L'appello di Lo Forte è che altri seguano l’esempio di questo imprenditore e si affidino alla magistratura ed alle forze dell’ordine. "Sarebbe estremamente importante”.

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