sabato 29 novembre 2008



La simpatica commedia..
Si è svolta ieri sera alla Stazione Vecchia la simpatica commedia sceneggiata da autori di basso calibro, riguardante la nostra bella immondizia!!
Al di là di relatori che non arrivavano quasi mai, a causa del nubifragio imbattutosi sulle coste Siciliane, il volto della serata è stato portato avanti dal Sindachì Nania e dal Presidente dell‘Ato 2 Paratore (PEDIATRA), Pediatra che si occupa della spazzatura, Pediatra che sta indicato ad occuparsi della spazzatura.. Quanto al “Pediatra” non ci sarebbe nulla di male,se in cambio sai gestire un ruolo così delicato quale quello di Presidente dell‘ ATO 2, il quale presumibilmente sa di cosa si occupa!..

Diciamo che le cose non vanno proprio così.??

Nel comun di Nessun Dove come affermerebbe Dario , forse non si da considerazione ai parametri della Meritocrazia? ??????O la gara delle assegnazioni dei ruoli si svolgerebbe in merito a colui che dimostri la sua efficacia a non dimostrare nulla??????? O a coloro che riescono a portarsi la lingua fin sotto il culo e quando ci si riesce si è fortunato e sei arrivato??????????
E poi non importa se non capisci un bel niente.. Basta.. Che riesci..
Dicevo.. Non so chi effettivamente dei due fosse il Gatto o la Volpe.. Ma ognuno di loro cercava inutilmente di mordersi la coda.. Continuando a girare su stesso..
Un’immagine ecco oserei dire: Trascendentale!
Riporterei delle frasi in particolari dette dai due che hanno colpito un po’ tutti ..
In tal caso il Pediatra dell’ATO 2, non in veste di Presidente, affermò in primis: “La Sicilia non è come la Campania, almeno noi una discarica ce l’abbiamo”!!!
Verrebbe da dire che in tal caso il Presidente dell‘ Ato 2,(ahimè non in veste di Pediatra in quanto fiero dell’affermazione) non abbia compreso un bel niente, perché ecco come si può dire noi non vogliamo una discarica o non ci sentiamo fortunati ad averla, ma l’interesse prioritario risiederebbe nella possibilità di effettuare la raccolta differenziata.. Possibilità per altro negata dinanzi ad un insufficente numero di cassonetti per la differenziata e la mancanza di una filiera! Ciò comporterà che appena esauritosi lo spazio presente nella discarica si cercheranno altri siti… Ciò non vuol dire non essere come la Campania, ma semplicemente Esserlo.
Per quanto riguarda il Sindachì , disilluso dalla possibilità di mordere la propria coda, si accontentò di affermare che sarebbe dispendioso economicamente parlando cercare quegli “sgambitti” che continuano a lasciare tutte le sere materiale, quale l’amianto, in giro per la città,poiché è un fenomeno giornaliero, che richiederebbe ronde di carabinieri ogni
sera!!Soluzione non raccoglierlo poco alla volta, ma trovare un sito per stanziarlo nei pressi di Barcellona P.G. o fuori, per poi trasferirlo nei luoghi idonei!
Allora verrebbe da chiedersi se in realtà la ricerca assidua di quegli “sgambitti” , non rappresenterebbe il primo degli impegni assunti dalla amministrazione locale, cioè vale a dire la semplice lotta all‘illegalità, per garantire la nostra sicurezza, in tal caso anche ambientale..!!.. ...
Maria

venerdì 28 novembre 2008

Barcellona e l'immondizia
Il movimento di Unità Barcellonese per l'evidente disagio procurato dall mancata raccolta dei rifiuti ha girato questo filmino per voi..

giovedì 27 novembre 2008



Ancora più a sud!
Una volta qualcuno giungendo a Napoli disse testuali parole: “ Napoli la città dei pulcinella e degli Africani”!!
Oggi verrebbe da dire la terra dei pulcinella e dei camorristi..
E della cara nostra Sicilia…?.. Da buon siciliano amante della Sicilia, terra di grandi scrittori, poeti, di un’esplosione di gusti dal punto di vista territoriale, artistico, storico e chi più ne più ne metta… mi verrebbe da dire: Sicilia la terre degli Indifferenti...
Oggi come non mai dopo l’esperienza napoletana dei rifiuti, la Sicilia non riesce a sganciare l’ancora e approdare verso la rotta della raccolta differenziata dei rifiuti e di conseguenza verso la tutela dell’ambiente.
Ebbene si! Mentre in tutta Italia si organizzano convegni in merito alla settimana europea per la riduzione dei Rifiuti( partita il 22 novembre fino al 29 dello stesso mese), a Barcellona i cassonetti indifferenziati proliferano di immondizia di ogni tipo e genere dal semplice sacchetto di liquidi, alle tonnellate di cartoni e imballaggi dei negozi, alle cataste di bucce d’uova deposte dai bar, alla lavatrice che orami inefficiente e a tutto quello che si può trovare affianco ad un cassonetto girando per le vie di Barcellona P.G.
Blocco dovuto allo sciopero giustamente e solidariamente condivisibile degli operai che non ricevono lo stipendio da circa tre mesi. Ma andiamo al nocciolo della discussione!!
Barcellona rientra nei 38 comuni appartenenti al consorzio ATO 2 (ambiti territoriali ottimali), consorzio che sostituisce dal 2005 i comuni nella raccolta e gestione dei rifiuti.

L’obiettivo che ATO 2 si propone è minimizzare l’impatto dei rifiuti sull’ambiente e conseguire un significativo progresso nella raccolta differenziata nell’ambito di azione.

Da più di quattro anni continua la saga dei sberleffi, con slogan come questo e come tanti altri che potrete trovate sul sito dell’Ato2 ME, dove si parla di differenziata carta, vetro, alluminio,liquidi e solidi, ma quello che abbiamo visto in questi quattro anni sono state soltanto promesse da venditori di fumo. Ciò vengo a spiegarmi, al di là dei pochi cassonetti relativi alla raccolta differenziata e nonostante la volontà di quei cittadini legati alla difesa dell’ambiente, gli sforzi risultano vanificati dalla consapevolezza di una mancata filiera di raccolta e quindi detta in termini spiccioli: noi differenziamo e loro indifferentemente raccolgono e portano tutto alla discarica di Mazzarà S. Andrea, che come testimoniato aspetta di risanare un debito di circa 2 milioni di euro, comportando conseguenti aumenti delle bollette e continui conguagli sulle spalle dei cittadini.
Senza andare troppo lontano, senza toccare le nordiche nazioni europee come ad es. la Svezia voglio portare un esempio, un modus vivendi e gestionale ai furbetti: “amministratori pubblici e privati siciliani”.
In Italia c’è un comune che porta avanti con gradissimo successo il progetto “RIFIUTI ZERO”, a Capannori in Provincia di LUCCA comune di 45.000 abitanti che in tre anni è riuscito a raggiungere l’82% di raccolta differenziata porta a porta. Dato rilevante e stravolgente agli occhi di un siciliano più che mai ad un Barcellonese lo stesso comune conta cifre di abitanti non più alte di Capannori.
“RIFIUTI ZERO” funziona così:
3 volte la settimana viene raccolto l’organico- il quale viene mandato in un impianto di compostaggio costruito nella città, autoproducendo “compost” immesso in delle filiere; utilizzato nei più svariati campi ad esempio in agricoltura per la produzione di terriccio o fertilizzante;
1 volta alla settimana la carta e altri materiali indirizzati a degli stabilimenti addetti, i quali pagano questo materiale.( ciò sta significare maggiori incentivi alle casse comunali,senza far piangere il portafoglio dei cittadini)
E poi c’è ancora un 18% materiale non riciclabile che va in discarica.
Questo comune in tre anni ha guadagnato 2milioni e mezzo di euro che ha investito nell’assunzione di personale, nella compravendita di mezzi di trasporto più ecologici e nella conseguente riduzione delle bollette dei cittadini.
Non è un sogno!! Niente inceneritori, niente discariche, niente inquinamento ma come ha affermato Cannet professore all’università St. Lawrence Canton: “ Ci vogliono tre condizioni la responsabilità industriale, ricerca di nuovi materiali sostenibili nella produzione degli imballaggi, Responsabilità della comunità locale ed una buona lidership politica”, tutte cose che mancano alla nostra cara bella Sicilia terra degli Indifferenti.
Per questo il Movimento di Unità Barcellonese, ritiene essenziale soffermarsi sull’argomento, avendo in progetto la volontà di organizzare una manifestazione con esperti di merito, ed avanzare la possibilità di attuare una reale raccolta differenziata rifacendosi all’iniziativa “Rifiuti Zero”.

A. Novelli

mercoledì 26 novembre 2008

riportiamo un articolo di giornale... leggi...

Che ne sarebbe della scuola pubblica se passasse il ddl Aprea ?

Gli studenti saranno ostaggio dell’indottrinamento del familismo territoriale. I docenti, esautorati della libertà d’insegnamento.
di Maria Mantello
Mentre il “Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca” sta iniziando a praticare i pesantissimi tagli all’Istruzione statale tutta, come previsto dalla legge n° 1336 dell’agosto 2008, in Parlamento sta tranquillamente viaggiando la proposta del maggio di Valentina Aprea. Ex maestra elementare (diploma magistrale alle scuole cattoliche di Bari), ex direttrice didattica (laurea in Pedagogia al Magistero di Bari). Oggi in forza nella squadra di Berlusconi.
Il disegno di legge dell’on. Aprea porta il n° 953, ed è stato presentato alla Camera dei Deputati il 12 maggio 2008: “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”.
Già nel titolo, sono enucleati i punti cardine di questo progetto, che ha come obbiettivo lo smantellamento della scuola statale, nel particolare “autogoverno delle istituzioni scolastiche” che introduce. Queste, trasformate in Fondazioni private, saranno gestite in nome della “libertà di scelta educativa delle famiglie” da vere e proprie lobby di familismo territoriale, con buona pace della libertà di ricerca e d’insegnamento che è la linfa vitale di ogni processo di formazione in un paese democratico. Il ddl 953, al contrario, pur richiamando costantemente la centralità degli studenti (che novità pedagogica!) li blinda in una concezione di famiglia-clan, dove ai figli si chiede conformismo ‘in nome del padre’. Ostacolando così quel sano processo educativo di emancipazione culturale e sociale, che passa anche attraverso l’irrinunciabile ruolo dello Stato (art. 3 della Costituzione) per rimuovere gli ostacoli (familiari compresi), perché ciascuno si autodetermini, libero di pensare e scegliere con la propria testa. Insomma di realizzare la propria appartenenza nel pluralismo della cittadinanza.
Il ddl. Aprea, al contrario, con la sua visione di autogoverno delle “istituzioni scolastiche” vorrebbe perpetuare la stasi del localismo territoriale, a cui è regalato un potere straordinario di gestione, progettazione e controllo sulle scuole statali:“Gli organi di governo concorrono alla definizione e alla realizzazione degli obiettivi educativi e formativi, attraverso percorsi articolati e flessibili” (art.1.5). Lo Stato, privato del vero compito di istituire scuole pubbliche per ogni ordine e grado (art. 33 Costituzine) diviene semplice sussidiario, anche nell’erogare fondi: “La sussidiarietà diventa la stella polare di questo cambiamento”, recita il ddl. nell’introduzione.
Le nuove scuole saranno governate da un Consiglio di Amministrazione -si legge sempre nell’introduzione- che è “l'organo di gestione della scuola”. Ogni scuola statale, trasformata in “fondazione”, proprio come un’azienda, può “avere partner pubblici e privati che le sostengano, disposti a entrare nell'organo di governo della scuola”. Tutto ovviamente allo scopo di “innalzare gli standard di competenza dei singoli studenti e di qualità complessiva dell'istituzione scolastica”. Peccato che subito dopo si affermi, che “attraverso la trasformazione in fondazioni si vuole anche favorire una maggiore libertà di educazione che poggia sulla natura sociale dell'educazione: un'opera da svolgere entro quella società civile e quegli enti pubblici e privati più vicini ai cittadini, che devono essere riconosciuti a pieno diritto come espressione dell'azione pubblica”. Insomma il governo della squadra Berlusconi vuole giocare la partita dell’insegnamento e dell’apprendimento sul campo dei gruppi di tendenza prevalenti nel quartierino, “i rappresentanti delle realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi”( art.1.2), che potranno finalmente avere una scuola pubblica a loro asservita.
Il democraticissimo e funzionalissimo Consiglio d’Istituto attuale, dove tutte le componenti della scuola sono già rappresentate, sarebbe sostituito così da un verticistico strumento politico-economico di controllo e gestione della scuola, formato da 11 persone, “compreso il dirigente scolastico, che ne è membro di diritto”. Ma in quali rapporti proporzionali i magnifici 11 sarebbero, non è dato sapere. L’assise governativa dovrà comunque avere al proprio interno (art.6.1): “l'ente tenuto per legge alla fornitura dei locali della scuola” (come se il padrone di casa di un affittuario dovesse poi prendere, di diritto, parte alla gestione della famiglia), “esperti in ambito educativo, tecnico o gestionale” (chi sono?, quali titoli hanno?), “una rappresentanza dei docenti”, “dei genitori” e “negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, degli studenti”.
Intanto alle private (paritarie) andranno i danari sottratti a quelle pubbliche. Anzi si legge nella presentazione del ddl 953, è proprio questa la sfida:“resta la sfida di riallocare le risorse finanziarie destinate all'istruzione partendo dalla libertà di scelta delle famiglie”. Vale appena sottolineare che in queste scuole di tendenza, che in Italia sono al momento soprattutto cattoliche, tutto sarà tranquillo, visto che chi comanda è l’ente gestore, di cui già per contratto i docenti sono tenuti ad abbracciare l’ideologia: “Nelle scuole paritarie la responsabilità amministrativa appartiene all'ente gestore” (art.1.7). Punto e basta! Per tutelarli da eventuali associazioni professionali di docenti, non conformi, e presenti sul territorio?
Maestri e prof. delle statali, intanto, dovranno fin che ne avranno le energie, e finché l’art. 33 della Costituzione Repubblicana non verrà cambiato, rivendicare che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Un principio, nato proprio dallo spirito resistenziale e antifascista, ma che se passerà il ddl Aprea sarà sempre più svuotato anche grazie alla “nuova” redifinizione della funzione docente. E’ inquietante infatti, come questo disegno di legge si preoccupi di sostituire abilmente libertà d’insegnamento con libertà didattica (art.5.1). Ognuno sa -e una pedagoga-pedagogista come la dott. Aprea non può non sapere-, che questa riguarda le strategie d’insegnamento di obbiettivi e contenuti prefissati.
E nel ddl. di cui ci stiamo occupando nostro malgrado, è proprio la libertà d’insegnamento ad essere sottoposta a vincoli, come si legge fin dall’introduzione: “La legge, nel dare attuazione al principio costituzionale della libertà di insegnamento, non può limitarsi alla mera definizione della libertà, ma ha il compito di stabilire regole precise con riferimento ai vari aspetti che incidono su di essa, come, ad esempio, il modo con cui si identificano le attività del docente, l'eventuale tipologia della funzione docente, i rapporti fra il docente e la scuola, i rapporti fra la scuola e gli altri pubblici poteri, le procedure di assunzione, la stabilità del rapporto, i princìpi su eventuali «carriere» eccetera.”; “In tale prospettiva il concetto di «stato giuridico» include, tra l'altro: l'identificazione (in che cosa consiste) e la configurazione (identica o differenziata) della funzione docente; i contenuti e i limiti della libertà di insegnamento”.
Insomma una libertà limitata e ben vigilata! Sottoposta a diversi controllori come abbiamo visto, a molti dei quali, per altro, nessuno chiede titoli culturali e professionali, quelli che i docenti hanno ovviamente, perparlare di scuola, progettare scuola, e fare scuola ogni giorno! E per moltissime ore al giorno.
Eppure saranno i clan del familismo, che magari nei confronti della scuola nutrono i livori per non aver preso bei voti, o per essere stati non sempre promossi… che maggiormente detteranno legge, visto che il docente deve procedere nella “sua funzione educativa… in collaborazione con la famiglia di ciascun allievo, e i relativi risultati educativi costituiscono l'oggetto della specifica responsabilità professionale del docente.” (art. 12.3). Poiché poi, tale “responsabilità” sarà valutata e costituirà anche elemento di progressione di carriera (anche economica):”le procedure per la valutazione e il controllo dell'attività dei docenti rientrano nella esposta nozione di «stato giuridico» e, dunque, nell'ambito riservato al legislatore statale. In tale contesto il Parlamento potrebbe introdurre, andando a colmare un vuoto attualmente esistente nell'ordinamento, forme di valutazione e di responsabilità del docente, che dovrebbero essere improntate alla predeterminazione dei criteri della valutazione medesima (quale, ad esempio, il raggiungimento di obiettivi formativi predefiniti)”portfolio personale del docente”. –introduzione), si capisce bene a quali meccanismi perversi si andrà incontro. Tanto più che si potrà arrivare anche in caso di formulazioni di giudizio negativo sul docente, come il ddl prevede “alla sospensione temporanea della progressione economica automatica per anzianità del docente. Le valutazioni periodiche costituiscono credito professionale documentato utilizzabile ai fini della progressione di carriera e sono riportate nel
Una vera e propria schedatura, dunque. E chi non supera l’esame, magari perché ne rifiuta anche il meccanismo perverso dei continui concorsi che il decreto prevede? Perché ha fatto già durissimi concorsi a cattedra ordinari. Perché ha già anni ed anni d’esperienza, e certamente potrebbe lui insegnare ai novelli “esperti” di nomina ministeriale? E forse saranno proprio i professionisti dell’insegnamento più bravi. Ve lo siete posto questo problema? Voi che intanto, per blindare l’autonomia professionale del docente, nel suo cardine della libertà d’insegnamento contro eventuali vertenze sindacali, prevedete nel ddl Aprea: “Al fine di garantire l'autonomia della professione docente e la libertà di insegnamento, è istituita l'area contrattuale della professione docente come articolazione autonoma del comparto scuola”. Una libertà a trattativa che già è preoccupante, ma come se ciò non bastasse, ecco pronta una altra gabbia di controllo: “le materie riservate alla contrattazione nazionale e integrativa regionale e di istituto sono individuate secondo criteri di essenzialità e di compatibilità con i princìpi fissati dalla presente legge.Maria Mantello
Il video prodotto da Dario la sera del 24 Ottobre... clicca sull'indirizzo!!!!!
http://it.youtube.com/watch?v=iFpR-pbJfI4

martedì 25 novembre 2008


Riforma Gelmini..
L'importanza dell'allora Decreto n 137 ,non risiede unicamente nella sua forma testuale che richiama il precedente progetto della Moratti, ma si ricollega ad un contesto storico e sociale in pieno collasso ,nel quale sorge la consapevolezza di riappropriarsi dell'identità dei propri diritti e si nutre, dell'antinomia sconcertante del malessere giovanile che l' ha sottoposto alla luce dei riflettori.
La scuola da sempre, insieme alla famiglia, rappresenta il secondo nucleo di formazione dell'individuo, costituendo un momento fondamentale per la socializzazione e l'apprendimento. Riconducendola nel quadro delle libertà negative si può notare come la stessa Riforma Gelmini venga del tutto svalutata in un'ottica COSTITUZIONALE.
In primis i tagli rivolti agli atenei si presentano come una forte contraddizione allo stesso articolo 33 comma 1 della Cost. "L'arte e la scienza sono libere così come nè libero l'insegnamento".
Ciò sta a significare che non solo non possono esistere un'arte o una scienza di stato, ma il termine "libertà" si ricollega in una visuale economica alla facoltà di fornire a chi opera nel campo della ricerca scientifica i mezzi e gli strumenti organizzativi e finanziari sufficienti perchè la ricerca possa effettivamente (liberamente) svolgersi.
Assente invece risulta in Italia una politica della ricerca scientifica che valga a stabilire un'alleanza di ordine costituzionale tra i "fautori" del mondo fututo ( scienziati e altre categorie) e gli organizzatori del mondo presente: i POLITICI.
Ironicamente ricordando che a norma dell' Art. 9 della Cost.: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e ricerca scientifica e tecnica".
Per quanto riguarda i tagli relativi alle scuole elementari, medie e medie superiori è illuminante la riflessione di Piero Calamandrei (famoso giurista messinese) che fece in difesa della Scuola Nazionale a Roma l'11 Febbraio del 1950.
Egli affermava che si possono istituire scuole di partito in due modi: " Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. ....... Ma c'è un'altra forma per trasformare la scuola di Stato in una scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido......... Facciamo l'ipotesi, che ci sia un partito al potere, un partito dominante , il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione.......... Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. ......... L' operazione si fa in tre modi: rovinare l scuole di Stato, lasciare che vadano in malora, impoverire i loro bilanci e trascurare i loro bisogni. ....... Dare alla scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alla scuole denaro pubblico".
Da sempre è stato detto che nella Costituzione vi è una polemica costante, polemica rivolta al passato e al regime caduto, ed è abbastanza evidente in quelle parti costituzionali che prendono in considerazione i rapporti civili e politici e diritti di libertà anzitempo sconosciute, ma si può avvertire una polemica costante contro la società moderna, nella quale decade la stessa Riforma Gelmini, poichè quando a norma dell' Art. 3 comma 2 vi si dice è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, si afferma che vi sono degli ostacoli e vi è la necessità di rimuoverli e non di acuirli con delle normative poco appropriate al benessere sociale. Sminuendo lo stesso articolo 34: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dello studio", articolo che si nutre delle difficoltà economiche e tangibili che giornalmente vengono affrontate dalle famiglie tese a garantire una buona istruzione.
Per tal motivo il Movimento di Unità Barcellonese ha ritenuto essenziale trattare il tema in questione, poichè la protesta non è violenza, ma solo la mobilitazione di libere coscienze.
MARIA..