lunedì 22 dicembre 2008

Riporto un articolo delLa Repubblica del 21/12/08
Scelta riformista o cesarismo autoritario
I partiti non fanno più politica. Hanno degenerato e questa è l'origine dei mali dell'Italia. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contradditori, tavolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani, oppure distorcendoli senza perseguire il bene comune.La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello: non sono più organizzazioni che promuovono la maturazione civile e l'iniziativa del popolo , ma piuttosto federazioni di correnti e di camarille , ciascuna con un "boss" e un "sotto-boss".
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai, alcuni grandi giornali.
Molti italiani si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato e delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni.Ma gran parte di loro è sotto ricatto.Hanno ottenuto vantaggio o sperano di riceverne o temono di non riceverne più.
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendovi dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli,denuciarli e metterli in galera. La questione morale dell'Italia di oggi fa tutt'uno con l'occupazione dell Stato da parte dei partiti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo.
Ecco perchè la questione morale è il centro del problema italiano ed ecco perchè i partiti possono provare ad essere forze di serio rinnovamento soltanto se affronteranno in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche.
Queste righe che fin qui avete letto non le ho scritte io, non sono farina del mio sacco anche se le condivido parola per parola , e non sono neppure la citazione di qualche discorso di uomini politici di sinistra o di destra pronunciati in questi giorni,
Queste frasi le ha pronuncite Enrico Berlinguer in un'intervista pubblicata su Repubblica il 28 luglio del 1981 , cioè ventisette anni fa e undici anni prima della Tangentopoli , ma è tremenda la loro attualità. E' tremenda perchè significa che quel vizio non è stato estirpato e neppure scalfito.Permane esattamente come l'allora segretario del Partito comunista italiano l'aveva diagnosticato, con l' aggravante che ora la "diversità" comunista è caduta insieme all'ideologia che ne era in qualche modo il presidio.
Che sia caduta l'ideologia è senza dubbio un bene. La diversità non ha avuto alcun appiglio ed è caduta anch'essa. La destra in questi giorni festeggia perchè la sinistra non potrà più invocarla come un elemento di superiorità.Finalmente dicono i berlusconiani, siamo tutti uguali.
Ma eguali nel peggio. Non sono le virtù civiche della destra ad essersi elevate dalla ricerca del bene proprio a quella del bene comune ma, semmai, quelle della sinistra ad essersi indebolite.
Quanto agli italiani, è vero che una parte di loro era ed è sotto ricatto come diceva Berlinguer, a causa dei favori ricevuti o attesi, ma la parte maggiore è soltanto schifata, ha perso fiducia, non ha più speranze,travolge nella stessa condanna la politica, i partiti, le istituzioni, la magistratura, le banche, il mercato.Metà degli elettori non vota più. Soltanto il Quirinale è esente da questo crollo di credibilità. E' importante che il Presidente della Repubblica riscuota fiducia e rispetto da una quasi umanità dei cittadini, ma non è sufficiente.
Il centrodestra, malgrado alcuni recenti scricchiolii, ha ancora il compatto sostegno dei suoi elettori, anche se su una base che si sta restringendo.
Il centrosinistra, cioè il Partito Democratico, ha fatto l'altro ieri la sua prima resa dei conti.C'è stato un ampio dibattito, una seria autocritica,le premesse di una nuova partenza a poco più di un anno dall'esordio.L'accoglienza dei "media" è stata nel complesso tiepida.
Come spesso accade, le cronache hanno dato maggiore risalto alle polemiche interne che alle diagnosi condivise.Il mestiere crudele del giornalismo reclama soluzioni nette, bianco o nero, chi ha vinto e chi ha perso. Non sempre questo criterio riesce a cogliere la sostanza e meno che mai quando lo si applica alla politica.Perciò mettiamoci occhiali più approppriati e guardiamo più a fondo quanto sta accadendo.
Eugenio Scalfari.

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